Chiesa di Pegaia, centrale idroelettrica di Cogolo e masi della Val de la Mare
Comune di Peio, Cogolo
Chiesa di San Bartolomeo, località Pegaia, Cogolo, Peio
La chiesa di S. Bartolomeo viene comunemente chiamata anche chiesa di Pegaia, (Chiesa di Pegaia "Luogo del cuore" del FAI) dal nome del villaggio che anticamente sorgeva in questa località e che, poco prima del 1431, fu completamente distrutto per una calamità naturale, ad esclusione della piccola cappella (presbiterio). Da alcuni documenti ritrovati, risulta che i Benedettini di Trento avevano, nel 1281, dei possedimenti a Pegaia; questo fa supporre che l'impianto primitivo della chiesetta possa risalire già al XIII secolo. L'attuale edificio fu consacrato nel 1512 e la tradizione locale narra che sia stato costruito da minatori o da famiglie ritiratesi in questo luogo isolato per evitare il contagio della peste. All’esterno, sulla parete absidale sono affrescati un grandioso S. Cristoforo, S. Agostino dottore della chiesa, al suo fianco l'affresco della Madonna con in grembo Gesù benedicente, eseguiti da Cristoforo Secondo Baschenis nell'anno successivo alla consacrazione. All'interno, la chiesa possiede un unico altare ligneo intagliato e dorato ed accoglie nella specchiatura centrale le pala raffigurante una Sacra Conversazione. Sulla parete absidale sinistra vi sono degli affreschi del 1513 raffiguranti i Santi Paolo, Tommaso, Bartolomeo e Antonio Abate. Numerosi graffiti sono visibili nella parte inferiore delle pitture. Uno di questi recita. “L'ano 1630 eremo circondati da la peste, santo Rocho ne guardi”.
Centrale idroelettrica di Cogolo, Peio
La Centrale idroelettrica di Cogolo è un pregevole esempio di architettura industriale degli anni Venti del XX secolo, anni in cui ha inizio la così detta “Epopea Idroelettrica” in Val di Peio e in tutto il Trentino. Una centrale unica e preziosa, definita la più bella d'Italia, perfettamente integrata in un ambiente naturale straordinario, che appare esternamente più simile ad un albergo alpino piuttosto che ad un edificio produttivo. Le sue ampie sale, finemente decorate con l'antica tecnica del graffito, raccontano i segreti dell'acqua che diventa energia pulita. La parete esterna di uno degli edifici che costituiscono il complesso della centrale mostra la figura di San Giovanni Nepomuceno, protettore dalle alluvioni, realizzata nel 1930 da L. Carelli. L’impianto di Cogolo, realizzato nel 1929 sul Noce Bianco ai piedi della catena Ortles-Cevedale e tutt’ora perfettamente funzionante, utilizza da quasi cento anni le acque impetuose del torrente provenienti dalle vette del Careser, a più di 2600 metri di altitudine, dove si trova l’omonima diga, che scendono a valle passando per la centrale di Malga Mare.
Masi della Val de la Mare
Superata la Centrale di Pònt ci si inoltra in Val del la Mare, in un suggestivo percorso che permette di conoscere il tipico paesaggio della Val di Peio, caratterizzato dalla presenza di numerosi masi che raccontano il suo passato contadino. Si tratta di edifici isolati rispetto agli abitati e posti in diretta relazione con i nei prati circostanti o in quota – fra il paese e la malga – per il deposito e il consumo delle scorte di foraggio direttamente sui fondi che ospitano il bestiamo nelle stagioni antecedente e successiva al periodo di alpeggio. Il maso al pianterreno ospita una o più stalle e talvolta anche altri ambienti con funzione di ricovero degli animali o deposito attrezzi, mentre il fienile si trova ai piani sovrastanti. Il tragitto porta ad ammirare la loro tradizionale architettura e, anche, a comprendere il rapporto con il paesaggio di riferimento e la connotazione di maso o di malga, di prato o pascolo
Percorsa la strada vecchia in direzione di Malga Mare si incontra il primo nucleo di edifici, denominato Masi Guilnova, che rappresenta un complesso di interesse paesaggistico riconosciuto come "Bene ambientale" dal Piano urbanistico provinciale per la varia articolazione tipica dell'architettura spontanea e l'esemplificazione delle strutture miste in muratura e legno tipiche della valle. Imboccato quindi il sentiero delimitato dai classici muretti a secco, si prosegue tra boschi, pascoli e prati sfalciati. Lungo il percorso si trovano una serie di masi e di baite, a volte singole costruzioni a volte piccoli raggruppamenti, alcuni ristrutturati e divenuti abitazioni ed altri che mantengono intatte struttura e funzioni. Il percorso, che prende il nome di "Camminata tra i masi" è nato dalla collaborazione tra Parco e associazioni del territorio, ed è descritto e raccontato da una serie di tabelle lungo tutto il tragitto (Associazione Fil de Fer)
La chiesa di S. Bartolomeo viene comunemente chiamata anche chiesa di Pegaia, (Chiesa di Pegaia "Luogo del cuore" del FAI) dal nome del villaggio che anticamente sorgeva in questa località e che, poco prima del 1431, fu completamente distrutto per una calamità naturale, ad esclusione della piccola cappella (presbiterio). Da alcuni documenti ritrovati, risulta che i Benedettini di Trento avevano, nel 1281, dei possedimenti a Pegaia; questo fa supporre che l'impianto primitivo della chiesetta possa risalire già al XIII secolo. L'attuale edificio fu consacrato nel 1512 e la tradizione locale narra che sia stato costruito da minatori o da famiglie ritiratesi in questo luogo isolato per evitare il contagio della peste. All’esterno, sulla parete absidale sono affrescati un grandioso S. Cristoforo, S. Agostino dottore della chiesa, al suo fianco l'affresco della Madonna con in grembo Gesù benedicente, eseguiti da Cristoforo Secondo Baschenis nell'anno successivo alla consacrazione. All'interno, la chiesa possiede un unico altare ligneo intagliato e dorato ed accoglie nella specchiatura centrale le pala raffigurante una Sacra Conversazione. Sulla parete absidale sinistra vi sono degli affreschi del 1513 raffiguranti i Santi Paolo, Tommaso, Bartolomeo e Antonio Abate. Numerosi graffiti sono visibili nella parte inferiore delle pitture. Uno di questi recita. “L'ano 1630 eremo circondati da la peste, santo Rocho ne guardi”.
Centrale idroelettrica di Cogolo, Peio
La Centrale idroelettrica di Cogolo è un pregevole esempio di architettura industriale degli anni Venti del XX secolo, anni in cui ha inizio la così detta “Epopea Idroelettrica” in Val di Peio e in tutto il Trentino. Una centrale unica e preziosa, definita la più bella d'Italia, perfettamente integrata in un ambiente naturale straordinario, che appare esternamente più simile ad un albergo alpino piuttosto che ad un edificio produttivo. Le sue ampie sale, finemente decorate con l'antica tecnica del graffito, raccontano i segreti dell'acqua che diventa energia pulita. La parete esterna di uno degli edifici che costituiscono il complesso della centrale mostra la figura di San Giovanni Nepomuceno, protettore dalle alluvioni, realizzata nel 1930 da L. Carelli. L’impianto di Cogolo, realizzato nel 1929 sul Noce Bianco ai piedi della catena Ortles-Cevedale e tutt’ora perfettamente funzionante, utilizza da quasi cento anni le acque impetuose del torrente provenienti dalle vette del Careser, a più di 2600 metri di altitudine, dove si trova l’omonima diga, che scendono a valle passando per la centrale di Malga Mare.
Masi della Val de la Mare
Superata la Centrale di Pònt ci si inoltra in Val del la Mare, in un suggestivo percorso che permette di conoscere il tipico paesaggio della Val di Peio, caratterizzato dalla presenza di numerosi masi che raccontano il suo passato contadino. Si tratta di edifici isolati rispetto agli abitati e posti in diretta relazione con i nei prati circostanti o in quota – fra il paese e la malga – per il deposito e il consumo delle scorte di foraggio direttamente sui fondi che ospitano il bestiamo nelle stagioni antecedente e successiva al periodo di alpeggio. Il maso al pianterreno ospita una o più stalle e talvolta anche altri ambienti con funzione di ricovero degli animali o deposito attrezzi, mentre il fienile si trova ai piani sovrastanti. Il tragitto porta ad ammirare la loro tradizionale architettura e, anche, a comprendere il rapporto con il paesaggio di riferimento e la connotazione di maso o di malga, di prato o pascolo
Percorsa la strada vecchia in direzione di Malga Mare si incontra il primo nucleo di edifici, denominato Masi Guilnova, che rappresenta un complesso di interesse paesaggistico riconosciuto come "Bene ambientale" dal Piano urbanistico provinciale per la varia articolazione tipica dell'architettura spontanea e l'esemplificazione delle strutture miste in muratura e legno tipiche della valle. Imboccato quindi il sentiero delimitato dai classici muretti a secco, si prosegue tra boschi, pascoli e prati sfalciati. Lungo il percorso si trovano una serie di masi e di baite, a volte singole costruzioni a volte piccoli raggruppamenti, alcuni ristrutturati e divenuti abitazioni ed altri che mantengono intatte struttura e funzioni. Il percorso, che prende il nome di "Camminata tra i masi" è nato dalla collaborazione tra Parco e associazioni del territorio, ed è descritto e raccontato da una serie di tabelle lungo tutto il tragitto (Associazione Fil de Fer)