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Il gipeto

Gypaetus barbatus

La fusione di due parole greche, gyps (avvoltoio) e aetos (aquila) è all'origine del nome del gipeto, elegantissimo "gigante" del cielo. L'aggettivo barbatus viene dalla presenza di penne setolose che circondano l'occhio e scendono lungo il becco a formare una specie di barba. Con un'apertura alare che sfiora i 3 metri ed un peso che può arrivare a 7 kg, il gipeto è uno dei più grandi uccelli europei. Se normalmente gli avvoltoi si nutrono quasi solo di carogne, questo uccello ha una dieta ancora più rigida e costituita preferibilmente da ossa, un adattamento che presenta un indubbio vantaggio: questo tipo di alimento è infatti indigesto alla maggior parte degli animali e quindi il gipeto ha pochi concorrenti dal punto di vista nutrizionale. Il gipeto è in grado di inghiottire e digerire ossa delle dimensioni delle vertebre di manzo, ma si nutre anche di quelle con dimensioni maggiori, che trasporta in volo fino alla sua "fucina delle ossa": una spianata di roccia ai piedi di un dirupo. Da un'altezza di 50-80 metri l'uccello lascia cadere sulle rocce le ossa al fine di frammentarle e renderle così adatte ad essere ingerite.
Il gipeto
 
Il gipeto

Adattamenti

Una delle parti più caratteristiche del piumaggio del gipeto è rappresentata dalle penne setolose ed arruffate che pendono dal becco. Le ali e la coda sono scure, mentre la testa ed il petto sono rossicci. A differenza di quelli in libertà, i gipeti in cattività non presentano parti rossicce; si è scoperto che questa caratteristica è in realtà dovuta ad un vero e proprio “make-up”: se i gipeti dispongono di accumuli d’acqua con alto contenuto di ossido di ferro, vi si immergono volentieri e le penne si tingono con il fango rossastro.
Altra caratteristica interessante è data dal contorno degli occhi, che diventa rosso luminoso quando l’animale è agitato. A differenza di altri avvoltoi, il gipeto non ha la testa calva, ma ricoperta di folto piumaggio. Unica differenza tra i due sessi è la dimensione, lievemente superiore nella femmina.
Assiduo frequentatore delle pareti rocciose, delle valli scoscese e degli altopiani, il gipeto è straordinariamente abile nello sfruttare le correnti termiche ascensionali, sulle quali può planare anche per molti chilometri perlustrando in tal modo ampie aree. È inoltre capace di virate e manovre di incredibile agilità.
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