Monitoraggio della biodiversità animale in ambito alpino
Ambito: Ecologia
Durata: 2013- in corso
Durata: 2013- in corso
Area interessata dalla ricerca: Lombardia, Trentino
Enti partner:
Vegetazione: Università degli Studi di Milano - Dip. di Bioscienze - resp. Dott. Marco Caccianiga
Invertebrati epigei e coordinamento invertebrati: Museo delle Scienze di TN - resp. dott. Mauro Gobbi
Lepidotteri e Ortotteri: Cooperativa Arnica - resp. dott. Roberto Sindaco e Luca Cristiano
Avifauna: resp. dott. Enrico Bassi
Coordinamento generale: Servizio Conservazione del Parco Nazionale dello Stelvio
La biodiversità esercita un ruolo fondamentale nel funzionamento degli ecosistemi, nella loro resistenza e resilienza ai cambiamenti ambientali.
Lo sviluppo altitudinale e gli elevati gradienti presenti producono nelle aree montane una grande eterogeneità di habitat e, conseguentemente, livelli di biodiversità molto ricchi su scala vasta. Le specie sono adattate alle alte quote e alle basse temperature e le popolazioni sono spesso piccole e isolate. Per questo le zone montane sono particolarmente vulnerabili. La necessità di conoscere la biodiversità alpina e indagare le sue risposte in funzione dei cambiamenti ambientali e climatici ha spinto il Parco Nazionale del Gran Paradiso (PNGP) ad attivare nel 2006 un monitoraggio a lungo termine della biodiversità animale.
Nel 2013, il Protocollo di intesa tra i Parchi Nazionali dello Stelvio, Gran Paradiso, Val Grande e Dolomiti Bellunesi per la realizzazione dell’azione di sistema “Monitoraggio della Biodiversità in ambiente alpino” ha permesso di estendere il progetto a 6 aree protette (4 parchi nazionali e 2 parchi regionali), tra cui il Parco Nazionale dello Stelvio. Il coinvolgimento di aree distinte, rende questo il primo tentativo di sviluppare un protocollo per il monitoraggio a lungo termine di più gruppi tassonomici nelle aree protette alpine.Il progetto rientra negli obiettivi strategici e prioritari proposti a livello globale, europeo e nazionale per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030. Il progetto è caratterizzato da un biennio di attività, seguito da 4 anni di pausa, da ripetere nel tempo.
I principali obiettivi sono:
1) esplorare le relazioni tra biodiversità animale, clima ed uso del suolo, a differenti scale spaziali;
2) fornire al Parco uno strumento per mettere in evidenza le variazioni nel tempo della ricchezza e della diversità specifica e di verificare i legami esistenti tra queste variazioni e le trasformazioni ambientali e del clima.
Il progetto, iniziato nel 2013, ha previsto il posizionamento di 70 plot di campionamento all’interno dei tre settori del Parco. I plot, del raggio di circa 100 m, sono localizzati lungo transetti ad una distanza di 200 m di quota, per garantire l’indipendenza dei dati campionati e la rappresentatività delle tipologie ambientali presenti all’interno delle aree di studio. In ciascun plot, nel periodo da maggio a ottobre, viene indagata la presenza di determinati gruppi tassonomici: uccelli, farfalle diurne, ortotteri (cavallette), e macroinvertebrati epigei (carabidi, stafilinidi, formiche, ragni).
A questo si aggiunge il monitoraggio dei cambiamenti di flora e habitat all’interno dei plot. La raccolta dei macroinvertebrati avviene attraverso il posizionamento e controllo di pitfall traps (trappole a caduta) costituiti da contenitori aperti e interrati a bordo suolo, contenenti aceto e detersivo, per attirare l’ingresso degli animali e conservarne gli esemplari per la successiva determinazione delle specie. Lo scopo è quello di effettuare un riconoscimento tassonomico sui campioni raccolti e identificare le specie presenti all’interno del plot. Lepidotteri e ortotteri vengono avvistati, eventualmente catturati con retino o cilindri di plastica, e liberati dopo l’identificazione. Per il monitoraggio di uccelli si effettuano rilevazioni per punti di ascolto.
Considerata la specificità del lavoro di riconoscimento tassonomico richiesto dal progetto, è stato fondamentale il coinvolgimento di diversi enti specializzati e di numerosi tassonomi, specialistico per i taxa indagati: il MUSE per il coordinamento del lavoro su macroinvertebrati epigei, il Museo di Scienze Naturali di Bergamo per i ragni, l’Università di Parma per le formiche e, infine, l’Università di Milano per gli aspetti botanici. Inoltre, in collaborazione con il MUSE e l’Università di Friburgo (Germania), il Parco ha avviato un’analisi esplorativa dei dati raccolti relativi ai carabidi, finalizzata alla determinazione della relazione fra tratti funzionali e caratteristiche ambientali dei siti di campionamento.